giovedì 27 giugno 2013

Alla fine dei Sogni



Ed eccola qui, la splendida immagine di copertina del mio secondo libro.
L'editore me l'ha mandata venerdì sera... e come accadde per Portata dal Vento, quando l'ho vista, non ho trattenuto le lacrime.
Anche questa volta è stato come veder nascere un figlio, dopo una lunga gravidanza.
Alla fine dei sogni: il mio quarto figlio!
Questa copertina mi è piaciuta davvero moltissimo.
Pensavo che non sarebbe mai arrivata ai livelli di Portata dal Vento, invece forse l'ha pure superata!
La scelta dei colori, il giallo e il nero, che mi ricordano tanto quelli di Black Mamba, in Kill Bill...
E poi stavolta l'immagine l'ho scelta io.
Certo, se l'ho voluta così devo solo ringraziare il mio primo editore che mi ha fatto capire cosa deve essere un'immagine di copertina.
Non fosse stato per lui avrei optato entrambe le volte per due paesaggi, perfino molto simili tra di loro.
Invece la copertina non dev'essere qualcosa che rimanda a qualcos'altro; deve centrare il cuore del libro. E questa immagine lo fa.

Sdraiate, senza più speranza nel cuore, splendide e disarmate... ecco le mie protagoniste del libro.
Amiche per la pelle, sorelle non di sangue, ma molto... molto di più.

Chi lo desidera può cliccare sul link sottostante e leggere l'anteprima del libro:

http://issuu.com/0111edizioni/docs/ante.alla_fine_dei_sogni

"Alla fine dei Sogni" uscirà ufficialmente il 23 Luglio 2013, in cartaceo e digitale.
Io suggerisco a tutti il digitale, ad un prezzo un po' più accessibile.




giovedì 20 giugno 2013

Custodi


Che giorni strani.
Ieri esco con le bimbe da casa di mia madre, mi si avvicina un vecchio vestito bene, camicia azzurra, pantaloni eleganti, nemmeno un po' sudato.
Ci dice: "Volete ballare?"
Ballare, penso io, col caldo che fa, e poi questo che vuole.
Gli sorrido.
"Ha detto ballare?"
Lui ricambia il sorriso, ha un viso buono, tipo Babbo Natale.
"Ma come, non mi conosce? Qui mi conoscono tutti, io faccio ballare i bambini".
Nata e cresciuta in quel luogo, mai visto una sola volta.
Intanto carico le bimbe in macchina, gli metto le cinturine e tutto.
"Quindi lei sa suonare?"
Lui allora estrae un'armonica da bocca, probabilmente dal nulla, e inizia a suonarla magistralmente. Intona una tantarella, proprio alla calabrese, e io non capisco più se sogno o sono sveglia!
Cioè siamo a Cologno, c'è il traffico, il cemento, le bestemmie, e lui si mette a suonare!
Le bimbe scalpitano in macchina, io mi controllo con tutte le mie forze, ma non nego che la tentazione di togliermi le scarpe e ballare quella tantarella è forte.

Oggi esco di nuovo da casa di mia madre e sul muretto accanto al quale devo necessariamente passare per raggiungere l'auto c'è un ragazzo con attorno due lupi.
Li guardo bene: quelli non sono cani, sono deicsamente lupi.
Uno di loro mi si avvicina, io mi immobilizzo.
"Sono buoni?" gli chiedo trattenendo il fiato.
Io non ho paura dei cani ma cazzo quelli sono due lupi, e non hanno il guinzaglio e nemmeno un collare.
Sono liberi come dovrebbero essere liberi i cani. Figuriamoci i lupi!
Lui mi sorride: "Ma certo."
Gli passo accanto, lo guardo di sbieco.
"E' che hanno proprio la faccia da lupi..." tento di giustificarmi.
Lui mi guarda con la stessa espressione, gli stessi occhi delle sue splendide bestie.
"Solo la faccia eh..." sussurra.

Ora ho il dubbio che anziché "solo la faccia..." abbia detto "solo loro eh..."

Intanto il caldo, il traffico e le bestemmie sono sempre lì, ma io inizio a chiedermi se i due personaggi provengano dallo stesso luogo... un posto che è qui, ma non è qui...

Due mondi vicini, forse paralleli, che ogni tanto si incrociano, chissà perché.

martedì 18 giugno 2013

Alla fine dei sogni




Cosa c'è alla fine dei sogni?
Credo che ci sia questo... alla fine di tutto c'è questo. Un luogo magico ma vero, in cui le stelle sono il tuo tetto e il mare il tuo letto.
Sabbia soffice, palme a ventaglio.
Il Paradiso... eccolo qui.
Ho visto questa foto pochi minuti fa. Trovata per sbaglio in rete, subito copiata.
Sarebbe perfetta per la copertina del mio libro... ma ormai credo sia troppo tardi. La mia editrice ha già scaricato e pagato i diritti per quella scelta a suo tempo.
Non so quanto la cercai... e lei arriva adesso, così, a bruciapelo.
E' il luogo in cui io e Michela abbiamo celebrato il suo addio alla vita.
Mentre scrivevo vedevo questo posto... ESATTAMENTE QUESTO POSTO, con questa luce, questo mare.
Sconvolgente.
Credo ci sia il suo zampino, in fondo il libro lo abbiamo scritto insieme.
Lei dal cielo, io dalla terra.
Io il braccio, lei la mente.
Questo è il suo regalo per me.
La sua benedizione.
Grazie Miki.

venerdì 14 giugno 2013

Lo ha-dimenti-cato.

Che notte stramba stanotte.
Una di quelle notti che non dimenticherò.
Prima mi sveglio verso l'1 con un mezzo attacco di panico. Mi capita raramente, ma accade: mi sveglio e mi sembra di non riuscire a respirare, allora ansimo, corro in cucina, bevo dell'acqua.
Tutto torna nella norma e io me ne torno nel mondo dei sogni.

Così anche questa notte torno nel mio letto, mi riaddormento ed ecco arrivare il mio incubo peggiore.
Ormai quando la sogno è sempre così: moribonda.
C'è Michela e mi parla.
Ma è la Michela della sua ultima settimana di vita, lontana anni luce dalla creatura incantevole che è SEMPRE stata.
E' malata, mi parla, ha le mani gonfie.
Siamo tutti nella stessa stanza, dormiamo insieme, lei dorme nel letto con sua madre, che la stringe fra le sue abbraccia.
Dorme e parla e si lamenta per i dolori, Michela.
Giorgio mi dice: "Andiamo, non serve a nulla restare qui".
Io lo mando al diavolo.
"Io DEVO restare qui".

Mi sveglio, come sempre distrutta.
Non ne posso più di sognarla così, sempre in fin di vita.
I miei pensieri sembrano volermi togliere del tutto il sonno, quando mi accorgo che la mia bocca si muove indipendentemente dalle mie intenzioni.
Sembra che stia dicendo qualcosa, a denti stretti, ma senza voce.
Mi concentro sui suoi movimenti e ne ascolto mentalmente il suono.
Non sono mie quelle parole...
LO HA-DIMENTI-CATO.
Con questa cadenza, ossessivamente, mi ripete: LO HA-DIMENTI-CATO.
LO HA DIMENTI-CATO.
Mi riapproprio della mia bocca, della mia voce.
Lo ha... dimenticato?

Michela mi ha parlato attraverso il mio corpo.
Credo mi abbia ripetuto ossessivamente quella frase mentre dormivo.
Non vuole più essere sognata così!
Lei non è quella creatura agonizzante! Cos'è una settimana rispetto a 36 anni di vita???
Lei stessa ha dimenticato quei suoi ultimi spietati giorni di vita!
Perché non dovrei farlo io???
Non ne poteva più, di essere sognata così, ed è intervenuta sugli strati più bassi della mia coscienza.

Quando l'ho realizzato mi si è ghiacciato il sangue.
La mia bocca scollegata dal mio cervello!
Poi chiudo gli occhi e la vedo...
... Una creatura splendida, vestita di bianco, coi lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, immersa nella luce.
E' così che devo ricordarla!
E' così che devo immaginarla, sognarla, perché lei è così, bellissima e luminosa...

Spero che questa volta il mio inconscio l'abbia capita.

Spero davvero che sia così.

giovedì 13 giugno 2013

20



Sono passati quasi 20 anni da quando compii 20 anni, e piangevo in bagno perché mi sentivo grande! Piangevo e non sapevo che la vita che avevo davanti sarebbe volata più velocemente di quella che avevo vissuto fino ad allora.
A 20 anni piangevo, vestita da pinguino, con mia zia che provava a consolarmi dicendo che si, erano 20 i miei anni; erano 20, non più 19, ma comunque potevo ritenermi giovane. 
Volendo. 
Non mi ha mai dato soddisfazione mia zia, chissà perché?
Una forma di amore-odio è ciò che la lega morbosamente a me, inizio a pensarlo sul serio.
Io oggi direi a un 20enne che è un bambino!
Mia zia ai tempi, e avrà avuto l’età che ho oggi io, forse qualcosina in più, ma roba da poco, mi disse che comunque potevo ritenermi giovane; non bambina.
E mio padre a ribadire che a 20 anni non si ha più la freschezza dei 15; CAZZO 20. 
Come si può parlare di freschezza perduta ad una ventenne vergine?
Avevo un fidanzato a quei tempi, un fidanzato ufficiale.
Ai  miei tempi si usava così. Immagino che i 20enni di oggi riderebbero. Un fidanzato ventenne, un diploma fresco e inutile, un lavoretto come baby sitter. E oggi il bambino che curavo, preso a 4 mesi e amato, come si ama un figlio... oggi compie 20 anni. Lo incontro per strada, il filo che ci unisce è magico, chissà che ricordo ha di quei tempi? Io lo vedo e mi emoziono. Lo vedo e penso che quando io avevo la sua età ero già la sua mamma.
Come può essere cresciuto così in fretta? 
Mi guardo allo specchio, il mio primo capello bianco!
Come posso essere cresciuta così in fretta???

Chi mi ha rubato il tempo?
20 anni trascorsi in un giorno, come se quei 20 anni fossero invisibili agli occhi del mondo che di anni ne ha milairdi! Forse è così, e la mia anima è vecchia come questo mondo. Questi 20 anni sono volati, svaniti, probabilmente nemmeno vissuti.
Qualche sbiadito ricordo mi dice che forse sono pazza ad avere certi pensieri.
Ma oggi ho 40 anni, quasi, e me ne sento 2000 e 18 allo stesso tempo.
40 anni. 
Un diploma inutile che mi guarda dall’alto e mi ricorda che dal '94 ad oggi sono passati 20 anni. 
Le date, l’unico appiglio a questa veloce esistenza!
Qualcosa di concreto e che mi dice “sei esistita!” “sei nata” “ti sei diplomata” “hai avuto due figlie” “ti sei sposata” “hai amato”.
Ho amato.
Ho un marito.
Un diploma inutile, due figlie adorabili, cioè una più adorabile dell’altra.
Due figlie che in un attimo avranno 20 anni, e le vedo sfuggirmi di mano insieme al tempo.
Mi ritroverò a 60 allibita, come lo sono oggi, come lo fui a 20 anni. 
E i prossimi 20 saranno ancora meno miei.
Gli ultimi 20 non li ho spartiti con nessuno in fondo: fidanzati, viaggi, studi, ma io non dovevo rendere conto cha a me stessa, per dio! 
I prossimi 20 li butterò dietro alle mie figlie.
I loro 20 anni e i miei 60.
Non è che non sia del tutto felice, questo no.
Perché volendo avrei molti motivi per esserlo; se solo non fossi così pessimista...
E' che la mia felicità VERA sarebbe, oggi, poter star qui e scrivere, scrivere di me e del mio tempo perduto. Vorrei scrivere senza guardare l’orologio. Senza dover andare da Giorgia all’asilo tra un’ora, e pensare “ma si, continuo domani,” e domani trovarmi a rileggermi e a odiare quello che ho scritto, riprendere il filo del discorso e non aver più la stessa passione, lo stesso slancio di oggi. 
La stessa concentrazione. 
Perché se l’ispirazione ce l’ho oggi... per quale assurdo motivo dovrei scrivere domani?
Non ho mai fatto nulla nel momento giusto nella mia vita. 
Mai.
La prima volta: sbagliata. 
Sbagliata completametne. 
Il primo bacio: peggio che peggio. 
Mai una prima volta che vada come dio comanda. 
La prima pubblicazione, un disastro. Un libro che forse non meritava di essere pubbliucato, ok, è anche colpa mia.
E’ sempre colpa mia per ogni mia prima volta sbagliata. 
La mia prima-prima volta. Cazzo se ho sbagliato.
Ma lì mi è mancato il coraggio.
Avrei dovuto farlo con l’uomo che ai tempi amavo con tutto il cuore, l’anima, la pancia, ogni mio senso.
Lo amavo, avevo 17 anni, avrei dovuto farlo con lui.
Anche lui mi amava, e poco imprtava se io stavo con un altro e lui era visto male dai miei genitori. Il mio ex non era che un amico. Uno che non meritava la mia prima volta.
Non la meritava.
Fu una vendetta, la mia prima volta, contro me stessa, che non riuscii a concedermi all’uomo che amavo come non ho più amato nessuno! Nemmeno egli stesso riuscii più ad amare in quel modo, ritrovato e allontanato dopo 10 anni esatti.
Io lo amavo a 17, non a 27 anni!, e ai tempi me lo allontanarono con la forza. Siamo cresciuti in due modi e mondi differenti. Ci siamo ritrovati dopo dieci anni e purtroppo non eravamo più quegli adolescenti con gli ormoni impazziti.
Però avrei dovuto regalare a lui la mia prima volta.
Non sono mai stata un tipo coraggioso.
Questo è il mio più grande difetto.
Ho paura, paura di tutto,e mi atteggio a guerriera. Questo paradosso me lo porterò fino alla tomba!
E qualche ora fa, avevo talmente paura di questo schifo di situazione in cui mi ritrovo, che ho invocato l’aiuto delle mie nonne! 
Loro si che erano coraggiose. 
Nonna Rosa 10 figli (che coraggio!) e una guerra. 
Nonna Maria 6 figli e un marito lontano, in miniera!
Io a confronto sono la cosa più ridicola che esista. Una crisi economica che mi sta impoverendo, nessuna guerra nell’aria (per ora), due figlie viziate, coccolate, un marito premuroso, una bella casa.
Eppure...
... Oggi non sono felice.
Le mie nonne riderebbero se fossero ancora qui, e non si trattasse di me, la loro adorata nipote.
Io invoco comunque il loro aiuto.
La loro forza, la loro fierezza.
Il loro camminare a testa alta nonostante tutto! 
A differenza di me che la testa inizio ad abbassarla, persa nel mio dolore, nella mia disperazione.
Mi chiedo dove ci porterà questa dannata crisi economica.
Non mi sarei aspettato niente di più catastrofico.
La mia vita agiata diventerà di stenti, le mie bambine non avranno quello che ho avuto io.
Come potrò guardarle negli occhi quando non avrò i soldi per farle studiare?
E della mia vita cosa resterà… se non faccio che pensare a loro?
Cosa resterà di me se già oggi non sono più in me?
Forse sono già morta e questi non sono che degli echi... lontani... della mia anima inquieta.

mercoledì 12 giugno 2013

Secondo concorso: kaput.



Ok, non ho passato nemmeno questo concorso. 
Ma voglio dire qualcosa su questa esperienza. Intanto  che è il primo concorso al quale partecipo con un romanzo edito. Il precedente, quello di Rai Eri, era per l'inedito che uscirà tra un mesetto.
Quindi il primo concorso di Portata dal Vento. 
Accadde che il giovedì di Pasqua, poco prima della partenza per Marotta, ricevo un invito da parte di un'amica su Facebook, o meglio collega, che ha pubblicato un romanzo col mio stesso editore. Mi chiede di cliccare MI PIACE sul suo romanzo, che partecipa ad un concorso. Clicco MI PIACE al volo, e poi leggo il regolamento. "Romanzi editi... per sole autrici..." in pochi minuti mi ci iscrivo anch'io, e invito qualche amica scrittrice a farlo. All'inizio siamo in poche ma poi piano piano il numero dei romanzi cresce. C'è un mese di tempo circa per accumulare più MI PIACE possibili, così prima faccio qualche annuncio sulla mia bacheca, poi creo un evento, poi scrivo privatamente a tutti i miei contatti. 
Ora, scopro con piacere che molti appena lo sanno non solo mi votano ma condividono sulle loro pagine e divulgano, insomma mi arrivano un sacco di voti da amici di amici. 
Qualcun altro mi piacizza con piacere (scusate il giro di parole) senza porsi il problema di condividere ulteriormente, e io avrei fatto così. 
Qualcun altro finge di non aver letto o forse davvero non ha letto, insomma, non è che sono tutti Facebook-dipendenti come me, allora cerco di ricordare chi sono quelli a cui è sfuggito il MI PIACE e li contatto personalmente, tramite messaggio privato. 
Di questi qualcuno risponde entusiasta, qualcun altro si fa pregare, qualcun altro ancora dice SI ma non vota, qualcun altro ancora mi dice "con-tutti-i-problemi-che-ho-figurati-se-trovo-il-tempo-per-votare-il-tuo-libro" (per rispondermi male si, però) ed infine c'è stato chi non solo non mi ha votato, ma ha votato (spero per sbaglio) il libro di un'altra!
Quindi quella prima selezione fu per me illuminante, permettendomi di riconoscere gli inutili o i molesti e allontanarli prontamente.
Ho però anche capito di avere molta più gente che fa il tifo per me rispetto a quanti mi augurano il peggio... e ho raccimolato 450 (QUATTROCENTOCINQUANTA!) voti che mi hanno permesso di passare in finale! 
Ok, la finale non è andata come speravo.
Poi arrivare quarta, caspita, segata per un pelo.
Certo, meglio quarta che ultima...
Ma quanto è dura la vita degli scrittori emergenti!?!?!