giovedì 16 aprile 2015

Spazio ai nuovi autori (solo quelli interessanti!)







Oggi voglio parlarvi del romanzo di un amico esordiente che ho letto con particolare interesse.
"Non sono nato e mi sento molto bene" di Angelo Gavagnin, un libro molto diverso da tutto ciò che ho letto finora. Mi ha attirata subito con il suo titolo decisamente originale e devo dire che non ha deluso le aspettative.
Impossibile da riassumere perché privo di schemi, spazia tra la vita e la morte e svela senza incertezze le verità conquistate dall'autore. Verità lontanissime da quelle che cercano di imboccarci preti e talk show e che mi trovo a condividere quasi interamente. A partire dal discorso sulla procreazione, che se i genitori facessero bene il loro mestiere e dicessero la verità ai figli, in poco tempo risolveremmo il problema del sovraffollamento del pianeta. Io stessa avrei scelto di non diventare madre se qualcuno mi avesse detto che con la nascita dei figli avrei perso per sempre la mia libertà.
Purtroppo l'ho scoperto sulla mia pelle, quando non c'era più nulla da fare!
Condivido con lui il bisogno di meditare, di stare sola con me stessa per raggiungere il centro dell'universo e trovare la pace. E per raggiungerlo non ci vuole coscienza. Ho sempre sospettato che le grandi risposte della vita fossero nascoste nella parte più inaccessibile di noi: l'inconscio. E che più si usa la mente, più ci si allontana dalla Verità.
Condivido con lui quasi ogni sua teoria, compresa quella sugli animali che trattati da persone, vengono denaturalizzati. Che quando vedo un cane col cappottino mi metto le mani nei capelli! Penso a quanto si senta ridicolo agghindato a quel modo e quanto i soldi di quel costoso cimelio farebbero comodo agli innumerevoli bambini bisognosi che popolano questo pianeta. Che ce ne sono tanti e metterne a mondo altri è un delitto.
Questo libro mette a nudo senza esitazione alcuna, il pensiero profondo dell'autore, che espone le sue tesi con estrema umiltà.
Ciò che mi sconvolge è che Gavagnin ha dato voce a ciò che in fondo sento anch'io e che non mi ha mai spiegato nessuno. Evidentemente a pensare e camminare molto, si giunge alle medesime conclusioni.
Elogio della lentezza, a metà tra il saggio e il romanzo, lo consiglio vivamente alle persone vittime della frenesia moderna. A quelli che tengono la tv accesa perché non sanno stare in silenzio. A quelli che mettono al mondo figli come conigli per non rischiare di rimanere soli.
Un libro che è un invito al silenzio e alla riflessione.

Ma soprattutto un libro che è un atto d'amore.

Perché anche se l'autore analizza la vita in maniera sarcastica, lo fa con Amore.
Amore per questo nostro pianeta ingolfato, per la natura e per le opere degli uomini: arte e cultura divengono cibo per l'anima al pari di un cielo stellato.
Amore per quella bambina di cui è stato "vittima" del lieto evento; arriva quasi a maledirne l'arrivo ma per lei si butterebbe in mezzo alle fiamme senza esitare, perché nella vita si è sempre preso le proprie responsabilità; la colpa di ciò che gli accade è sua e sono cazzi suoi.
Amore verso quel padre che non ha più da vent'anni e con il quale, grazie alla meditazione, è riuscito a far pace.
Questo è uno dei pochi romanzi, scritti da autori esordienti, che ho letto davvero con molto piacere. Mi ha fatto sorridere e riflettere. Ha consolidato alcune mie credenze personali e dato spunto per trovarne di nuove.
Grazie Angelo :-)

lunedì 13 aprile 2015

E come ogni 10 aprile...

4 anni fa a quest'ora fuori c'erano 30 gradi e io mi apprestavo a trascorrere la notte più in bianco della mia vita.
Giorgia era andata a casa con i nonni, che per consolarla la rimpinzarono di dolcetti facendola vomitare tutta la notte.
Giorgio era tornato a casa da solo, e per consolarsi o brindare o semplicemente per riuscire a dormire si prese una sbronza micidiale, anche se non me lo confessò mai. E comunque il mattino dopo si presentò pallido e puntuale, ed era quella la cosa importante.
Si aprì l'ascensore al settimo piano del San Raffaele, zaino in spalla, mente vuota e mi trovò lì ad aspettarlo. Esattamente nel punto in cui mi aveva lasciata quella sera di 4 anni fa.
Una notte trascorsa a coccolare un pancione che non avrei rivisto mai più, a camminare avanti e indietro per i corridoi del reparto maternità,
a imparare a memoria i nomi sui fiocchi fuori dalle altre stanze, a immaginare il suo volto, a sperare che mi partisse un travaglio spontaneo per poter correre in sala operatoria e darla alla luce sì con un taglio cesareo - come pretesi fermamente - ma almeno nel giorno scelto da lei.
Perché quando la vidi nascere ricoperta di bianco, con gli occhi infossati in un sonno profondo, il nasino schiacciato - uh! Come dormiva bene - e un peso ben al di sotto degli stimati 3.160 Kg di sua sorella, ebbi un lieve senso di colpa.
La feci nascere di 37 settimane anziché 40, ma trovò subito una mamma felice, riconoscente, arzilla.
E fu il miglior modo per farmi perdonare :-)

giovedì 9 aprile 2015

Spazio ai nuovi autori (solo quelli frizzantini!)






Dopo Dostoevskij e Murakami, eccomi tornata su un'autrice italiana contemporanea, un'esordiente dotata di grandi qualità.


Questa la mia breve recensione a caldo:


"Volevo un marito nero" di Valentina Gerini è un romanzo fresco e leggero da gustare in una notte di piena estate. In una di quelle notti in cui fa così caldo che non si riesce a dormire e ci si ritrova sul terrazzo di casa con una birra gelata in mano e - almeno nel mio caso, fino a non molto tempo fa - la tangenziale Est di Milano sotto gli occhi.
Quello è il momento ideale per leggere questo delizioso romanzo che darà un senso al tormento, condendolo di magia.
La magia delle notti africane, calde, e profumate, e gioiose.
Che non si ha nulla laggiù, eppure si ha tutto.
Perché nulla può competere con la bellezza sconfinata di quella Terra Madre. Che chi non ha mai avuto la benedizione di visitare farebbe bene a seguire il mio consiglio e leggere questo libro. E farsi venire un bel mal d'Africa.
E poi, sospesi tra sogno e realtà, lasciarsi cullare tra i Caraibi e le isole greche, per tornare nella nostra bella terra che non ha molto da invidiare a quei paradisi lontani.
Finché quasi senz'accorgesene, ci si troverà al cospetto dell'Amore che quando arriva travolge, e non sbaglia mai.

Ho trovato quest'autrice davvero piacevole, con il suo modo di raccontare delicato e frizzante, che come una lieve brezza marina scompiglia i capelli e conforta il cuore, lasciando nell'aria quel profumo di mare... a testimonianza del fatto che non si è trattato di un sogno, ma di pura realtà.




PS: E ditemi se la copertina non è STUPENDA!!!