mercoledì 30 marzo 2016

Kafka sulla spiaggia



La magia di questo libro è indescrivibile. Piuttosto lento all'inizio poi prende una piega che incolla alle pagine. I misteri sono molti e si intrecciano, alcuni non vengono neanche svelati del tutto lasciando così al lettore l'arduo compito di riflettere (!) e trarre le proprie conclusioni.
I personaggi sono tipici di Murakami: calmi, misurati, lontani dagli eccessi. Alcuni non sono normodotati, ma proprio in questa diversità risiede la loro grandezza. Il racconto si snoda tra la realtà e l'universo onirico di Murakami, che ci dona sempre con molta generosità.
Il mondo magico e inquietante in cui è ambientata la narrazione, personalmente mi ricorda i quadri di Dalì. Sarà per questo che mi ha rapita come pochi altri libri sono riusciti a fare.
I messaggi trasmessi sono molti ma il più importante secondo me riguarda la solitudine, vista quasi con terrore in quest'epoca caotica e sconclusionata, che è invece una fonte preziosa di crescita. Così come la letteratura, la musica e l'arte visiva. Queste ultime due hanno oltretutto la capacità di fermare il tempo...
Kafka sulla spiaggia è un inno alla bellezza, sussurrato, composto. L'arte che riempie e che va in contro corrente rispetto allo svuotamento esistenziale che ci accomuna tutti, che nasciamo pieni, ma che senza avvicinarci all'arte, nutrirci di essa, inevitabilmente ci svuotiamo.
Questo è un libro che ho letto davvero con gusto. Che temevo di concludere, perché mi sarebbe mancato. Un sogno a occhi aperti magistralmente pilotato. Per me che adoro il genere, un autentico spasso.
Il miglior Murakami che abbia mai letto. Allucinante dall'inizio alla fine. Onirico, surreale. I personaggi sono come sempre moderati, saggi, riflessivi, sfortunati. Ci si affezione nonostante la freddezza tipica dei giapponesi. In cui nessuno si sganascia mai dal ridere o piange copiosamente. Una meravigliosa fotografia simbolica priva di teatralità. Gli ambienti fanno sognare, i boschi e i gatti, perfino le pietre hanno un'anima. Un limbo nascosto, una visione dell'aldila assolutamente fuori dagli schemi.
Il tempo shakerato.
Se ne esce veramente allucinati. Come già pensai quando lessi "Il maestro e margherita", se fosse dato ai ragazzi la possibilità di leggere certi capolavori, non cercherebbero alcun allucinogeno sintetico.
Consigliato a tutti, soprattutto agli insegnanti delle scuole superiori :-)

venerdì 11 marzo 2016

Uomini e topi




Il mio secondo Steinbeck. Il mio secondo viaggio in quella terra lontana nello spazio e nel tempo in cui il benessere consiste nel possedere (o anche solo sognare) un pezzo di terra; il lusso nel poterla coltivare e vivere del suo "grasso".
Uomini e topi è la storia semplice e struggente dell'amicizia tra due uomini: uno sano, forte e povero. L'altro forte, troppo forte, sano, ma non di mente, e povero. Entrambi al limite dell'indigenza come chiunque li circondi ma ricchi di quell'amicizia per lo più sconosciuta a quei tempi, che li porta a viaggiare insieme. A cercare lavoro insieme. A proteggersi - ognuno a proprio modo - a vicenda.
Un uomo e un bambino della stessa età, girano tra i ranch della California per lavorare e poter sopravvivere. Vivendo nelle baracche insieme ad altri braccianti. Nutrendosi miseramente. E' una realtà così lontana dalla mia che quasi fatico a immaginarla, ma che trovo estremamente affascinante. Perché quando manca tutto non abbiamo che noi stessi. Ci si prende cura di chi ci sta vicino, anche se non fa che combinare guai. E non per cattiveria, ma perché il mondo è un luogo crudele con i bambini. Spietato con quelli troppo cresciuti.
Uomini e topi è un romanzo commovente, delicato pur nella sua crudezza; sicuramente da leggere.

lunedì 7 marzo 2016

Musica per cerimonia in chiesa

http://www.doremisposi.it/musica-per-cerimonia-in-chiesa/

#musicapercerimoniainchiesa

Quanto ci sposammo, più di dieci anni fa, capimmo che la cosa più emozionate del matrimonio è la cerimonia. Che sia in chiesa o in comune, al parco o in riva al mare è il momento del sì che emoziona più di tutto. E' la musica, che rende indelebile quel ricordo. Mi basta ripensare all'aria sulla quarta corda di Bach, che fece da sottofondo a quel sì, per catapultare il mio cuore e la mia mente lì, in quel preciso istante.
La musica, insieme ai profumi, dispongono di questa magia.
Volevo dirlo, ecco, anche qui :-)

I miserabili



"Il forzato si trasfigura in Gesù Cristo", parola di Victor Hugo.

I miserabili non è la storia di Cosette, come suggerisce qualche versione ridotta del romanzo, ma è la storia molto più grande di Jean Valjan. Un moderno Gesù Cristo, imprigionato vent'anni per aver rubato un pane non per se stesso, ma per la famiglia di sua sorella. Per lei e per i suoi nipotini di cui si occupa come un padre. Jean Valjan è la più grande vittima che mai sia stata raccontata. Vittima di profonde ingiustizie che si susseguono ma dalle quali si riscatta semplicemente compiendo il bene. Quel Bene, che gli consente di mettere gli altri prima di se stesso in maniera del tutto disinteressata. E ciò che ne deriva, è un'immensa elevazione spirituale che appunto lo trasfigura. Da ultimo, in volto di Dio.
Parigi nei primi '800 era davvero una città terribile, povera, spietata. Ne sono la prova la moltitudine di bambini abbandonati per strada, i monelli. Cosa c'è di peggio dell'abbandono dei propri figli? Dello sfruttamento dell'innocenza? Niente.
Nei miserabili viene proprio raccontato questo. La miseria senza fine della vita umana, quando ci si allontana dal Bene.
Il libro e il più corposo che abbia mai letto, duemila pagine tra racconto e profonde digressioni che approfondiscono il taglio storico e sociologico del libro. A volte troppo intense. Personalmente avrei preferito qualche centinaio di pagine in meno a favore della continuità della storia. Ma la mia non è una critica. È l'ammissione dei miei limiti personali. Per quanto mi riguarda, posso solo inchinarmi di fronte alla maestosità e alla potenza di un tale romanzo. Ricchissimo di storie è unito dal filo conduttore di un Uomo che non dimenticherò mai: Jean Valjan. Eroe immenso e sfortunato che ci insegna che il fine della vita non può essere la propria felicità, anche se è proprio la mancanza di questa - che incredibilmente anche lui, alla fine, aveva trovato - il suo tallone di Achille.
I miserabili è un libro che si legge soffrendo. L'ingiustizia che si ripete è un coltello nel fianco. Il senso di impotenza che ne deriva è doloroso e frustrante, ma porta a riflettere. E ci implora di vivere nel Bene più di qualunque Bibbia, più di qualunque religione. Questo è un libro educativo, che se lo leggessero tutti avremmo un mondo migliore. Ma è anche un libro molto impegnativo. Mi ci sono voluti più di due mesi e un fiume di lacrime per portarlo alla fine; qualcuno meno cocciuto di me ne impiegherebbe il doppio, o magari si impianterebbe sulla battaglia di Waterloo (in cui a dirla tutta ho barcollato anch'io) o nell'approfondimento sui conventi parigini dell'epoca (duecento pagine). Purtroppo non è un libro per tutti.
Ed è questo il vero peccato.

Felicità

Da qualche tempo incontro una strana persona sul Viale. È una donna felice, più che felice: pazza di gioia! Cammina saltellando, un cappello da pittore, un cappottino colorato, e cammina, svolazza, con un sorriso immenso sul volto e un pennello invisibile tra le dita.
Cammina, saltella, corre brevemente e rallenta, e si sbraccia a destra e a manca per salutare chiunque. Sembra un po' il Benigni del Piccolo Diavolo: l'entusiasmo, lo stupore, il candore infantile delle sue movenze ricordano proprio lui. Quando la incontro sono quasi sempre in auto, e ogni volta accosto. Osservo questo spettacolo della natura, questo ciclone fatto donna, questa donna che sembra più un folletto - forse lo è - che irradia gioia.
Sembra conosca tutti e stamattina l'ho rivista. Ho accostato. Questa volta mi ha visto, e sembrava riconoscere anche me. Mi ha salutato, l'ho salutata, mi ha mandato un bacio, le ho mandato un bacio, mi ha fatto il pollice in su ed è scivolata sull'onda di un'anziana signora. E poi una coppia che si teneva per mano. E ha cantato loro: "Siete la coppia più bella del mondo!" e tutti a reagire a quella incontenibile gioia con gioia.
Non so chi sia. Conosco tutti in quel Viale e non lei. Forse è piovuta dal cielo, sbucata da un universo parallelo, forse è un prodotto della mia fantasia, forse sono io un prodotto della sua.
La prossima volta se la incontro, scendo dall'auto e l'abbraccio. Così mi accerto che sia reale. E le chiedo il segreto della felicità.