giovedì 24 novembre 2016

Ciao Professore





Chi l'avrebbe detto che quel giorno sarebbe stato l'ultimo in cui ti avrei incontrato?
A parte Giorgio, non lo sapeva nessuno. Quel giorno, durante il pranzo Tolstojano al quale ogni tanto mi invitavi, mi volesti come sempre accanto. Però quella volta ci scolammo una bottiglia in due e parlavi, non la finivi di raccontare. Sei sempre stato un gran chiacchierone ma quel giorno i tuoi discorsi erano più alti; non i semplici racconti del tuo passato grandioso, movimentato, insomma sempre lo stesso.
Dettavi alla mia mente appannata la tua eredità spirituale.
"Nella vita sono sempre stato fortunato" dicevi "mi è andato sempre tutto bene. Ho avuto i miei dispiaceri, ma non ho mai incolpato nessuno. Comportati e 'nomina' il Bene, quando lo incontri. Non tenerlo per te; tieni per te ciò che non ti piace, il male va sepolto e dimenticato ma il Bene tiralo sempre fuori."
Questa mattina non sapevo ancora che fossi morto. Sono andata in piscina e ho incontrato l'istruttore di Giorgia dell'anno scorso, un maestro che fa il suo lavoro con dedizione, non uno qualunque. Ho pensato che se Giorgia va volentieri a nuoto è solo merito suo. Mentre nuotavo mi sono chiesta se dirglielo. Ero titubante, in fondo non gli avevo mai rivolto la parola. Sono uscita dalla vasca, lui nemmeno mi guardava, parlava con un suo collega, sono andata da lui e gliel'ho detto. Gli ho detto che mi dispiace che quest'anno non sia di nuovo lui il maestro di Giorgia e che lo ammiro tanto. Gli ho detto ciò che ha fatto per mia figlia, e cioè che le ha fatto piacere il nuoto, uno sport che ha sempre detestato.
Sono tornata a casa pensando che alla soglia dei 42 anni finalmente riesco a dire ciò che penso, in barba alla mia timidezza, e mentre raccontavo a Giorgio della mia conquista, lui mi ha detto di te.
Ho pianto.
Da un'ora non faccio che sforzarmi di ricordare ciò che mi dicesti quel giorno, quel nostro ultimo giorno, e tra i molti messaggi quello che spicca è proprio questo: "Comportati sempre bene, e se vedi il Bene nominalo."
Sei morto a 96 anni dopo una lunghissima vita piena di bellezza, avventure, cultura, la vita ti ha sempre sorriso e tu sorridevi a essa. Quel giorno per la prima volta mi sono sentita così affine a te, così simile nel pensiero, nel modo di fare. Oggi qualcosa in me è cambiato, ed è cambiato prima che sapessi del tuo volo. Una parte di te da questa mattina vive in me, non sai quanto ne vado fiera.
Oggi sono felice per te e triste per me, che non ti vedrò più; ti penso felice e leggero in un giorno così importante, chissà se i testi di Nietzsche ti hanno aiutato a prefigurarti la morte. A 96 anni, con la mente lucida e reduce da un concerto della sera prima, non può essere che una festa, il sogno di tutti.
Tu lo hai realizzato.
Che il cielo ti accolga con le braccia del tuo più grande amore e il sorriso della tua bambina.
Ciao Professore, questa sera brinderò per te.

lunedì 14 novembre 2016

Lolita



Libro magnifico che ho rimandato per troppo tempo perché due mie amiche e mia cugina, che sono delle forti e attente lettrici, lo avevano accusato all'unisono di essere un romanzo sopravvalutato; tutte avevano storto il naso e scosso la testa e asserito che non valeva la pena leggerlo.
Alla fine la curiosità ha avuto la meglio e mi sono decisa, grazie al cielo.
Che inaspettata rivelazione!
La storia è quella di un malato, un uomo dall'intelligenza formidabile ma con lo spirito corrotto, tendente alla depressione, infelice però ironico, cinico, pienamente cosciente della propria follia. Ed è questo che rende Lolita un capolavoro piuttosto che un odioso elogio della efebofilia. Humbert Humbert, come si soprannomina il personaggio principale, è morbosamente attratto dalle bambine tra gli 8 e i 13 anni. Disprezza tutto ciò che va oltre, chiama tardone le venticinquenni ma lo fa in un modo quasi comico, lasciando sempre intendere, anche attraverso il modo strampalato di scrivere, che la voce narrante è quella di un pazzo.

Da 42enne in crisi di mezza età ho letto questo libro spesso ridendo, ma sempre con un briciolo di compassione per Humbert che non si piange mai addosso ma spiattella i suoi limiti, le sue manie, i suoi sensi di colpa senza ritegno.
Humbert scrive dalla prigione e rivolgendosi a noi lettori del 2000 (ci chiama in causa più volte in veste di giudici) invoca il nostro perdono. Chiede di essere capito e perdonato e io, donna del futuro, di fronte a un libro scritto magistralmente, con uno stile ineccepibile, una ricercatezza linguistica così accurata, di fronte alla bellezza estrema alzo le mani e perdono tutto.
Che il cielo ti benedica, quarantenne sventurato degli anni '50.
Felice immortalità, a te e alla tua Lo-Li-ta!

lunedì 7 novembre 2016

Diario di viaggio a New York



Scrivo questo diario con l'intento di non dimenticare uno dei viaggi più importanti della mia vita e per dare consigli preziosi a chi deciderà di visitare la città che per me è la più bella del mondo, dalla quale sono appena tornata e della quale sento una profonda malinconia. Una città in cui sei in mezzo a milioni di persone, a settemila chilometri da casa eppure TI SENTI A CASA.
Ladies & gentleman, New York: la città più rumorosa e accogliente del mondo.

Ma andiamo per gradi.

Ho prenotato con nove mesi di anticipo proprio per riuscire a risparmiare qualcosa e infatti così è stato.

VOLO
La scelta era tra Fly Emirate e Delta, i prezzi si equiparavano, all'incirca 350 € inclusa assicurazione all inclusive a passeggero, e avrei scelto la prima compagnia se la seconda non avesse avuto orari migliori. Siamo partiti da Malpensa alle 13 di martedì 1 novembre, arrivati a New York alle 17, e siamo ripartiti dal JFK sabato 5 novembre alle 18 e atterrati a Malpensa alle 7 di domenica mattina 6 novembre. All'andata la Delta ci ha fatto volare su un aereo Alitalia (su quel volo erano appoggiate anche KLM e Air France) al ritorno abbiamo viaggiato su un velivolo della Delta. Entrambi gli aerei erano moderni e ben attrezzati con schermi su ogni sedile e film appena usciti nelle sale. All'andata ho visto Indipendence Day 2 e un film italiano che desideravo vedere da un po', Perfetti sconosciuti. Per il resto mi sono goduta il volo con la telecamera di bordo, che in partenza e in atterraggio ha offerto grandi emozioni. Ho visto anche un pezzo dell'ultimo Alice, ma poi l'atterraggio ha avuto la meglio. Al ritorno ho dormicchiato quasi tutto il tempo e visto il GGG in inglese che in Italia non è ancora uscito! Insomma, due ottimi voli.

PASSAPORTI
Se viaggiate con i bambini come la sottoscritta verificate che nei loro passaporti siano specificati i nomi dei genitori. Ho fatto il passaporto da poco, ero convinta che andasse tutto bene, mi era costato un occhio, ero in regola con l'Esta https://esta.cbp.dhs.gov/esta/application.html?execution=e1s1  ma quando arrivo al chek in, che tra l'altro avevo già fatto online, la hostess impallidisce. Mi chiede come fa lei a capire che noi siamo i genitori! Le dico che mi sono procurata i passaporti elettronici in questura ad agosto, che insomma se non lo sanno loro cosa va inserito sui passaporti come posso saperlo io. Abbiamo rischiato di non partire e vi assicuro che la sensazione è terribile. Il sogno di una vita mi si stava sgretolando così, per un errore della polizia di Stato! Poi dopo varie telefonate e palpitazioni è risultato che i passaporti andavano anche bene così, ma che spavento, e comunque la poliziotta che ha controllato i passaporti al ritorno mi ha suggerito di fare inserire i nomi dei genitori sui passaporti delle bambine. Anche secondo lei abbiamo rischiato di non partire...

TRASPORTI
Da casa nostra a Malpensa abbiamo preso l'auto, 45 minuti ed eravamo a Malpensa dove avevo prenotato il parcheggio tramite internet. Ho optato per uno dei parcheggi ufficiali dell'aeroporto, a 4 minuti a piedi dal Terminal 1 da cui partivamo, a un costo di 45 €. Davvero comodo: http://www.viamilanoparking.eu/it/scegli-il-tuo-aeroporto/aeroporto-Malpensa
Una volta arrivati al JFK invece c'era la scelta tra il taxi con tariffa flat, che con 60 € e un'ora e trenta ci avrebbe accompagnati in hotel, i taxi cumulativi che con molto meno ci avrebbe accompagnati in hotel in molto più tempo però (una conoscente in hotel ha detto di averci impiegato due ore e trenta...) e i mezzi pubblici: Air Train (5€) quindici minuti, più metropolitana linea E trenta minuti. All'ingresso della metropolitana abbiamo acquistato la Metrocard da 9,91 dollari, con la quale abbiamo effettuato oltre a quel primo viaggio altri 3 viaggi e abbiamo ricaricato soltanto un'altra volta con € 5,50 (ogni viaggio con Metro card costa 2,75 anziché 3 dollari del biglietto normale). Le bambine hanno viaggiato sempre gratis; sebbene sul sito della metropolitana ci sia scritto che i bambini sono tenuti a pagare il biglietto pieno, nessuno, compresi i Newyorkesi, pagano il loro ingresso e i bambini passano tranquillamente sotto il tornello. Lo stesso venditore si è rifiutato di vendermi la Metrocard per le bambine. Consiglio molto questa terza scelta se si ha l'hotel vicino a una fermata della metropolitana. Il nostro hotel era vicino a tre fermate tra cui la famosa Penn Station.

HOTEL:
Ho scelto l'hotel dopo aver acquistato il volo su Expedia. Volevo poter pagare in hotel e disdire fino all'ultimo, sperando sempre di trovare qualcosa di meglio e infatti prima di giungere al definitivo ne ho prenotati e disdetti due. Come quasi sempre, ho prenotato tramite Booking.
http://www.booking.com/hotel/us/red-roof-inn-manhattan.it.html
L'hotel Nyma è un ottimo tre stelle che vista la posizione centrale, la comodità esagerata dei letti, la colazione squisita e l'incantevole visuale sull'Empire State Building ne vale almeno cinque. Abbiamo speso 1000 dollari per quattro notti con la colazione inclusa e onestamente ci tornerei.

PASS:
Per giorni e giorni mi sono arrovellata sulla scelta del pass. Avevo paura di trovare code agli ingressi e in più volevo risparmiare qualcosa. Alla fine abbiamo optato per l'Explorer soprattutto perché consentiva di scegliere il numero di attrazioni e pagarle qui, e poi decidere lì cosa visitare:
http://www.smartdestinations.com/new-york-attractions-and-tours/_d_Nyc-p1.html?pass=Nyc_Prod_Exp&allInc=true&PID=3003858&Subid1=explorerpass&subacctid=3003858&subacctname=Carlo+Galici&adid=11557229&Subid2=5e9925bfa75011e680d71803730cb919_178203569972682688%3AEv7dlRTYBwpK&utm_medium=AFF&utm_source=CJ
Devo dire che visto il periodo non abbiamo mai trovato file, avremmo voluto utilizzare il pass per salire sulla costosissima e imprescindibile Freedom Tower ma non era inclusa nel pacchetto, e anche all'Intrepid Museum per vedere lo Shuttle Enterprise abbiamo dovuto pagare 40 dollari in più. Alla fin fine non so quanto mi sia convenuto.

Ed ecco il racconto del viaggio, giorno per giorno:

GIORNO 1
E' l'1 novembre e con la mia famiglia partiamo prestissimo da casa perché il giorno prima ho fatto il chek in online ma sono riuscita a stampare solo le carte d'imbarco delle bambine, per la mia e quella di mio marito Alitalia dice di rivolgerci al personale in aeroporto. Sento una mia amica che lavora lì e mi dice che Alitalia ha di recente modificato il sistema di prenotazione per cui, per errore, ha accettato il doppio delle prenotazioni ed è in forte overbooking. Per questo motivo mi suggerisce di andare in aeroporto alle 8 anche se il volo decollerà alle 13. Le 8 mi sembrano eccessiva, ma alle 9:30 siamo davanti alla hostess del chek in. Questa, molto gentile, guarda i passaporti e ci fa notare che mancano i nomi dei genitori sui passaporti delle bambine. Ci suggerisce di andare a fare con urgenza uno stato di famiglia e che comunque anche con quello non è detto che riusciamo a partire. Io inizio a sudare freddo, mi sembra di vivere un incubo. Le dico che non può esserci un errore perché li ho fatti fare da poco, la polizia di Stato non può essersi sbagliata. Le chiedo di provare a informarsi meglio e anch'io faccio le mie telefonate. Sono tutti basiti per il fatto che i nostri nomi non compaiano, però poi alla fine la hostess ci lascia passare. Una sua collega le ha detto che i passaporti elettronici vanno bene così. La saluto con un sorriso ma un paio di maledizioni se le becca. Come si può essere così impreparati?
Ci dirigiamo lentamente verso l'imbarco, ci dilunghiamo tra i negozietti e mangiucchiando qui e là, godendoci l'attesa di quel viaggio che sogniamo da tempo...
L'aereo è molto moderno e comodo, parte puntuale, il cibo è decente e i film sono freschi di sala, insomma va tutto bene anche se 8 ore sono lunghine da far passare e di dormire non se ne parla, siamo troppo eccitati.
Atterriamo puntuali, passiamo dalla dogana dove noi due adulti veniamo schedati e poi ci dirigiamo verso l'Air Train. Avremmo preso il taxi se non avessimo avuto la bambina che soffre il mal d'auto, e devo dire che come soluzione non è affatto male. Prendiamo l'Air Train che in 15 minuti ci porta fuori dall'aeroporto offrendoci già qualche scorcio delle periferie (credo passi dal Queens) e poi a Jamaica Station entriamo nell'adiacente metropolitana. Andiamo al botteghino a prendere il biglietto dell'Air Train (che si paga in uscita, che strano) e due tessere ricaricabili della metropolitana, chiamate Metrocard, da 9,91 dollari ciascuna, grazie alle quali potremo effettuare 4 viaggi. Prendiamo la metropolitana linea E e scendiamo a Penn Station dopo una valanga di fermate. Eravamo molto stanchi e sembrava di non arrivare più. Credo che il viaggio sia durato almeno 30 minuti. Appena saliti in superficie siamo rimasti sconvolti dai grattacieli che non ne avevamo mai visti di più alti e dalle luci abbaglianti. Grazie alla mappa abbiamo raggiunto l'hotel, con i nostri due trolley piccoli, due zaini in spalla, le bambine che barcollavano dal sonno e ci siamo fiondati subito a letto. Lì erano le 9 di sera, in Italia le 2. Non chiedetemi perché nel periodo in cui siamo stati noi le ore di fuso erano 5 e non 6 perché non l'ho ancora capito.

GIORNO 2:
Mercoledì 2 novembre. Ci svegliamo prestissimo per via del fuso orario e andiamo a fare colazione alle 6:30, appena apre la sala. Come ho già detto la colazione è ottima, sfiziosa e abbondante; alle 8 siamo già fuori dall'hotel. L'aria è frizzantina, la giornata limpida, decidiamo così di incamminarci a piedi fino a Battery Park dove ci imbarcheremo per andare a visitare la Statua della Libertà. Imbocchiamo la 5th in direzione Sud, ogni tanto la alterniamo con la Broadway, e la passeggiata è piacevole. Siamo affascinati dai grattacieli che si susseguono, le molte auto e i taxi e i camion che occupano le numerose corsie. Ci sconvolge il fatto che siamo in centro a New York eppure ci sono i tir, cosa che in centro a Milano è impensabile. La strada è affollata, e anche i marciapiedi sono ben popolati, incontriamo bambini che vanno a scuola e le mie figlie sono tutte felici di non essere nei loro panni. Ci saranno quindici gradi e a differenza di noi quattro che indossiamo i piumini invernali, la maggior parte delle persone sfoggia un abbigliamento leggero, le donne sono tutte senza calze, qualcuno indossa le infradito, in molti sono a maniche corte. Prendiamo una cioccolata calda to go per le bambine e io e Giorgio prendiamo un caffè e camminiamo, passando per il bel Flatiron Building,  Greenwich Village, quel che resta di Little Italy, China Town. All'altezza della cappella ebraica di St. Paul ci fermiamo e ci dirigiamo verso il grattacielo più alto, il One World Trade Center, attratti come da una calamita. Prima di affrontare quella zona, di cui già intuiamo la portata emotiva, entriamo nella chiesetta attraversando il cimitero ebraico che ci ricorda quello di Praga. nella cappella stanno facendo le prove di un concerto, così ci sediamo e ascoltiamo quel magnifico coro accompagnato da violoncelli, flauti, oboe e fagotti.
All'uscita incontriamo un uomo che ci racconta i danni subiti dalla cappella durante il crollo delle Twin Towers, ci mostra le immagini del grattacielo accanto a noi subito dopo il disastro. Si propone per un tour ma gli diciamo che preferiamo proseguire da soli. Di fronte a noi c'è una struttura molto grande a forma di colomba bianca, oltre la quale ci sono le due femose fontane costruite sulle fondamenta delle Torri Gemelle. Io inizio a piangere. Il ricordo di ciò che è accaduto è troppo forte e quella colomba della pace, il grattacielo nuovo dietro di essa mi trasmettono un messaggio profondo.






Quella colomba mi parla di perdono, del bisogno di rialzarsi nel nome della pace e di andare avanti nonostante tutto. Questo più di tutto mi commuove. Attraversiamo la colomba che purtroppo contiene un centro commerciale di lusso, e dall'altro lato incontriamo le fontane. Il silenzio lì è surreale, sui bordi delle fontane sono incisi i nomi delle persone che hanno perso la vita in quell'apocalisse. Un parco tutto intorno rende meno cupo il nero di quelle vasche. L'acqua che vi scorre ricorda le lacrime.




Ci fermiamo sbalorditi per qualche minuto e poi ci dirigiamo come automi verso il grattacielo, chiamato anche Freedom Tower, dal qualesi gode uno dei panorami più spettacolari di New York. Purtroppo l'ingresso non è incluso nel nostro pass, così ci troviamo a dover sborsare 105 dollari per salire tutti e quattro al 103esimo piano. L'esperienza è molto intensa. L'ascensore sale velocemente, ce ne accorgiamo dai timpani che si contraggono, però durante l'ascesa vengono proiettate immagini a rallentatore di New York, dalle origini ai giorni nostri. Quando si arriva in cima, vengono mostrate altre immagini fino a quando gli schermi si sollevano, come tendine, e ci si trova tra le nuvole ad ammirare una New York a 360 gradi. Una vista mozzafiato indimenticabile.
Scesi dalla torre mangiamo in un fast food (come faremo sempre) e ci dirigiamo a Battery Park passando per Wall Street. Prendiamo il battello nel tardo pomeriggio ed è un errore, prerché proprio a causa di questo nostro ritardo non riusciamo a visitare Ellis Island, che chiude alle 16:30, anche se il pezzo forte è l'isola di Lady Liberty sulla quale trascorriamo una piacevole oretta di relax.




Tornati a Manhattan ci riposiamo un altro po' (iniziamo a essere stanchi) nel bel parco pieno di scoiattoli e poi prendiamo la metro fino a Time Square dove ci intratteniamo per cena. Da lì all'hotel facciamo una breve passeggiata e alle 9 di sera (le 2 di notte in Italia) siamo già tutti belli e addormentati.

GIORNO 3
Giovedì 3 novembre, il cielo è nuvoloso ma l'aria è tiepida. Decidiamo di continuare a visitare la città a piedi anziché con il bus turistico, come paventavamo all'inizio, poiché le bambine  si rivelano più resistenti di quanto ci aspettassimo e girare a piedi è sempre il miglior modo per girare una città. Stavolta la direzione che prendiamo sulla 5th è Nord, l'obiettivo principale è Central park.
La prima sosta la facciamo a Bryant Park, dove ci sono già i mercatini natalizi e la pista di pattinaggio sul ghiaccio in mezzo ai grattacieli. Sembra di esser in un film. Da lì ci spostiamo nell'adiacente Public Library e poi andiamo nella famosa Grand Central, rivivendo parte di uno dei nostri cartoni animati preferiti: Madagascar, cui la giornata è dedicata. Infatti il pezzo forte sarà lo zoo di Central Park, che le bambine sognana da casa. Lo raggiungiamo dopo essere passati accanto al Rockfeller Center (rinunciamo al Top of the Rock) e un'altra St. Patrick Cathedral che sembra il Duomo di Milano in miniatura, forse a causa dei grattacieli che la sovrastano di molti piani.
Lo zoo non è niente di che, lo si intuisce anche da fuori, e di certo non ci sarà Alex il Leone ad attenderci, ma lo dobbiamo alle bimbe ed entriamo. Nonostante sia veramente piccolo e con pochi animali, è incorniciato magnificamente, per cui anche quello scorcio vale il pagamento dei biglietto per noi adulti. Le bambine si divertono da matti, almeno loro, noi ne approfittiamo per rilassarci un po'. Mangiamo all'interno dello zoo e poi ci inoltriamo dentro Central Park che con i colori dell'autunno è a dir poco incantevole.






Abdiamo piano piano verso la statua di Alice nel paese delle meraviglie, che rende quel luogo se possibile ancora più magico, e poi attraversiamo trasversalmente il parco per raggiungere il museo di storia naturale passando per i laghetti. Arriviamo davanti al museo alle 16:30, un'ora prima dell'orario di chiusura, per cui l'ingresso è gratuito. Siamo molti stanchi quindi lo giriamo lentamente, sedendoci molto spesso. All'uscita mangiamo un gelato sulle scale del museo e poi prendiamo la metro in direzione hotel. Prima di rientrare facciamo un salto sull'Empire State Building, incluso nel pass, che dal suo maestoso 86esimo piano ci offre una eclatante visuale di New York, questa volta in versione notturna.







Alle 9 di sera siamo a letto come sempre e partiamo come un missile per il mondo dei sogni.

GIORNO 4
Venerdì 4 novembre, come le altre mattine sono sveglia alle 5, San fuso orario. Per la prima volta in vita mia provo l'ebbrezza di essere mattiniera. Dopo la fantastica colazione decidiamo di andare a piedi verso l'Intrepid Sea, Air and Space museum, e dato che apre alle 10 la prendiamo larga passando per l'incantevole quartiere di Chelsea e percorrendo una buona parte di High Line.






Nonostante la stanchezza accumulata, la passeggiata su quella sopraelevata, tra i vecchi binari, è davvero suggestiva.
Visitiamo il museo e poi dopo aver pranzato in un fast food prendiamo la metropolitana F con fermata York: finalmente conosciamo Brooklyn! Concludiamo la lista dei desideri con la magnifica vista dello Skyline dal parco e dal ponte di Brooklyn, facciamo qualche giro su Jane's Carousel ed è tutto così bello che mi sembra di vivere un sogno. New York vista da lì è di una bellezza strabiliante.





Attraversiamo il ponte lentamente, mentre scende la notte. Da metà ponte vediamo la fiaccola dorata di lady Liberty. Il cielo è stellato. Usciamo dal ponte e l'aria è tiepida, Manhattan ci riaccoglie tra le sue grandi braccia, entriamo nella elegante City Hall, prendiamo la metro e torniamo in Hotel passando da Time Square.

GIORNO 5
Sabato 5 novembre ci svegliamo più con calma. Iniziamo ad abituarci al fuso orario e vogliamo comunque lasciare la stanza non prima di mezzogiorno. Ci aspetta una lunga giornata, trascorreremo la breve notte in aereo, quindi vogliamo riposare un po' e recuperare le energie.
Lasciato l'hotel ci dirigiamo verso l'Hard Rock Cafè dove acquisteremo le magliette per le mie figlie e i miei nipoti, unici souvenir della vacanza, pranziamo in un fastfood e percorrendo la quinta in direzione Nord ci avviciniamo di qualche fermata all'aeroporto. Passiamo per Radio City Hall, di nuovo il Rockfeller e poi raggiungiamo l'aeroporto come all'andata, Metro più Airtrain.
L'aereo decolla puntuale, le bambine riescono a riposare qualche ora, noi no. New York è così viva nei nostri pensieri, così sconvolgente, maestosa, che una volta raggiunte le nuvole si deposita nelle nostre menti attonite.
Il mattino dopo atterriamo in una grigia Milano, che però ha una luce diversa rispetto a quando l'abbiamo lasciata.
La nostra.


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