lunedì 11 luglio 2016

Quando cadono le stelle





Un romanzo a una voce che racconta tante storie. I personaggi sono i grandi dell’arte: pittori, attori, scrittori, che hanno attraversato gli ultimi centocinquanta anni della nostra storia rendendola un luogo migliore. A scapito probabilmente della loro personale felicità. Quello che passa è il messaggio che spesso dietro il successo si nasconde una bieca sofferenza. Io stessa mi rendo conto che quando sono particolarmente triste, scrivo meglio. Il miglior romanzo della mia vita l’ho scritto struggendomi per la mia Michela scomparsa.
Ognuno dei nove racconti è un dono. Picasso viene voglia di sottolinearlo tutto. E poi Cary Grant, Kafka, Poe, Hamingway. La lettura è molto piacevole anche perché parla di personaggi molto noti. Ognuno si sa, vuole sentire parlare di ciò che conosce, è come con la musica. Una melodia nota si ascolta con più trasporto. Ovviamente l’esecuzione è fondamentale, e la penna di Serino è tra le più raffinate. Ha uno stile unico, preciso, uno sguardo profondo e una voce calda che parla delle sue “stelle”, di se stesso e di noi lettori nello stesso momento.
Pur nella sua profondità - proprio grazie alla sua struttura che permette di fermarsi tra una storia e l’altra e riprende fiato, riflettere, sognare - è un libro di facile lettura. Adatto agli intenditori, a chi non si accontenta, ma anche a chi non si concede molto spesso il piacere della lettura.
Un libro  che si legge benissimo sotto l’ombrellone come in un circolo letterario.
Lo consiglio vivamente.

lunedì 4 luglio 2016

Il giorno delle mostruosità


Questo è il giorno delle mostruosità.
Con quella su Facebook me la sono cavata con poco. Un'amica, di quelle di cui non ricordo neanche il nome né il motivo per cui si trova tra i miei amici, scrive: "Dovremmo chiedere un passo della Bibbia a quelli che sbarcano a Lampedusa, e se non lo sanno li rispediamo indietro".
Lì, è bastato un CLICK.
Invece dal vivo è più dura.
Rischi la rissa.
Sei da un fornitore, chiacchieri con la segretaria che conosci da qualche anno.
"Sai, non posso avere figli" mi dice.
Le dico che mi dispiace ma le consiglio di non disperare, esiste l'adozione, e mi risponde che a lei piacerebbe ma suo marito non vuole. Non voglio farmi i fatti suoi ma se uno desidera moltissimo un figlio e scopre che non può averne, perché non adottare? Sono sempre figli quei bambini. Mi risponde con una frase che credo di non averne mai sentite di peggiori:
"E SE POI ARRIVA NERO?"
Deve aver visto la mia espressione sbalordita, così aggiunge: "Per me non sarebbe un problema, ma lui è un po' - UN PO' - razzista".
LASCIALO, Cristo Santo, gliel'ho detto. Lascialo e scappa!
E niente, mi ha detto di no. Non lo lascerà. Sono insieme da undici anni. Sai com'è.
Ho cercato il tasto ma non l'ho trovato. Dovrebbero inventarlo, però.